lettera aperta al sindaco e alla giunta di Mantova!

Abbiamo scritto una lettera aperta al sindaco e alla giunta di Mantova! Vi chiediamo di sottoscriverla e di pretendere insieme a noi che a Mantova Food & Science Festival non abbia più sponsor e partner legati allo sfruttamento animale e che contribuiscono in maniera inequivocabile alla crisi climatica ed ecologica.

Più di 450 persone hanno già firmato.
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Gent.mi Sindaco Mattia Palazzi e Giunta del Comune di Mantova,

siamo Eleonora, Lorenzo, Silvia, Geo, Valeria e Sara.

Dal 17 al 19 maggio abbiamo organizzato a Mantova il controfestival antispecista No Food • No Science al Circolo Arci Papacqua e abbiamo partecipato ad azioni di contestazione di Food & Science Festival.

Vogliamo presentarci una ad una perché siano chiare le motivazioni dietro ciò che abbiamo fatto e perché riteniamo che le nostre richieste meritino di essere ascoltate e non di cadere nel vuoto.

Sono Eleonora, ho 29 anni e sono un’insegnante di italiano, storia e geografia. A 18 anni mi sono interrogata sul destino degli animali che mangiamo e ho cambiato vita, abbracciando l’antispecismo. Nel mio percorso di studi ho incontrato la filosofia morale di Peter Singer e di Tom Regan, ma anche quella politica di Steven Best. In seguito, nel mio percorso nelle piazze e nelle strade ho conosciuto gli scritti delle attiviste afroamericane Aph Ko e Syl Ko, dell’attivista disabile Sunaura Taylor, di quella contro la violenza domestica Carol Adams, dello storico Jason Hribal… Insomma, nelle intersezioni tra teoria e prassi che hanno caratterizzato la mia militanza, ho trovato un ambiente fertile perché il mio interesse nei confronti delle vite non umane potesse trasformarsi in attività politica dal basso vera e propria. Tutto il mio tempo libero dai primi anni di università ad oggi è stato interamente dedicato a questo, oltre che alla militanza su altre questioni di giustizia sociale – umana, in questo caso – che reputo cruciali. Il femminismo, la difesa dei diritti delle persone migranti, l’attenzione agli ultimi e agli emarginati della società, la cara vecchia lotta di classe, non ultima la costruzione di una scuola pubblica che non lasci indietro nessuno. Questi sono i temi di mio interesse e che orientano la mia vita. Da insegnante anche di geografia, spiego ai miei alunni il cambiamento climatico e le sue cause.  Il sesto rapporto IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change, il maggiore organo scientifico a livello globale sul clima – sostiene l’urgenza di trasformare il nostro sistema alimentare per garantire un futuro al pianeta, mettendo in evidenza che la dieta vegana è quella che permetterebbe la maggiore riduzione delle emissioni generate dall’alimentazione. La FAO sostiene infatti che il 14,5% delle emissioni di gas serra sono di diretta responsabilità dell’allevamento, mentre se consideriamo il settore tenendo conto anche delle emissioni indirette si arriva al 51%, come calcolato dal World Watch Institute nel 2009. La permanenza in atmosfera del metano, più breve rispetto a quella dell’anidride carbonica, ci permetterebbe, se tagliassimo a livello globale il nostro consumo di alimenti derivati dagli animali, di agire subito contro il surriscaldamento globale. Da studente, studiosa e insegnante anche di storia, non ho potuto non imbattermi nei grandi movimenti che hanno cambiato il mondo e che hanno reso possibile a me e a noi oggi esercitare dei diritti. Dalle suffragette agli attivisti per i diritti civili delle persone nere, dai militanti del movimento lgbtqia+ alle persone disabili fino ad arrivare agli attivisti per il clima che oggi ci chiedono di fermarmi a considerare il messaggio che con le loro azioni, spesso eclatanti, vogliono lanciare. Tutte le persone che hanno fatto parte di questi movimenti hanno dovuto compiere azioni che erano illegali quando sono avvenute. L’hanno fatto perché ritenevano il cambiamento da loro auspicato urgente e necessario, non più rimandabile, e di conseguenza da perseguire con ogni mezzo a loro disposizione. Questo è quello che ho fatto anche io domenica 19 maggio a Mantova, interrompendo la conferenza tenuta dal Responsabile Divulgazione e Formazione Tecnica Levoni in Piazza Leon Battista Alberti. Tale conferenza, come lei sa, si teneva all’interno di un festival che si propone di parlare dei legami tra cibo e scienza, ma per farlo si avvale dell’ingente supporto economico di multinazionali dello sfruttamento animale, tra cui appunto Levoni. In piazza, mentre ero circondata da agenti di polizia, carabinieri e DIGOS, ho chiesto un incontro con il Sindaco. In piazza ho parlato di storia, come si proponeva di fare Levoni trattando della millenaria (?) storia del suino mantovano. Ho sostenuto che la Storia la fanno i popoli in rivolta, gli animali che fuggono e si ribellano allo sfruttamento umano. Il vostro percorso politico non è forse avvenuto a contatto con animali in rivolta, ma sono sicura che invece ha previsto l’incontro con popoli in rivolta e che dalla rivolta, in qualche modo, nasce. Per questo ci rivolgiamo a voi con fiducia: perché riteniamo la sinistra la nostra casa e vogliamo ancora credere sia capace di ascoltare le istanze dei giovani, delle donne, di chi reclama diritti e di chi si espone su questioni ambientali.

Mi chiamo Lorenzo, ho 27 anni, sono laureato in biologia e biotecnologie. Da sempre sono stato affascinato dal mistero del funzionamento degli ecosistemi e dalle interconnessioni tra le forme di vita. Su questo pianeta, la vita è a rischio. Gli ecosistemi sono a rischio. La perdita a ritmi senza precedenti di biodiversità avvenuta nell’ultimo secolo ha ormai preso nel linguaggio comune il nome di “sesta estinzione di massa”. Quando si parla di crisi climatica, bisogna sempre ricordare come questa sia accompagnata da una crisi ecologica che rappresenta una altrettanto grave minaccia. Nel mio impegno da attivista mi sono sempre sentito legato profondamente a tutti quei gruppi di esseri viventi che non possono far sentire la propria voce e che subiscono i danni maggiori di questo sistema tossico che deve essere smantellato, siano essi i coralli avvelenati dall’acidificazione degli oceani, le foreste bruciate da incendi estremi o gli animali brutalizzati e macellati in moderni campi di sterminio. Sono convinto della necessità di un radicale cambio della prospettiva con cui ci approcciamo al pianeta e agli altri organismi viventi e questo cambiamento può avvenire tramite la diffusione di conoscenza e consapevolezza. Per questo motivo ritengo che le persone che hanno avuto la fortuna di poter studiare e lavorare nell’ambito scientifico debbano essere le prime a prendere una posizione netta ed essere in prima fila per tentare di portare un cambiamento in questo momento storico così delicato e così prossimo ad un tragico epilogo. Ho deciso di entrare in azione al Food & Science Festival di Mantova, in modo nonviolento e prendendomi la piena responsabilità per le mie azioni, perché trovo inaccettabile che alla cittadinanza vengano fornite informazioni parziali e prodotte con il supporto dell’industria zootecnica, informazioni che proprio negli eventi di questo festival si sono configurate come un’attenta azione di greenwashing intenta a conservare la legittimità e lo strapotere di un settore notoriamente dannoso, inquinante ed ingiusto come quello dell’agricoltura e degli allevamenti intensivi. Questo non è fare scienza, questo è fare pubblicità ad un’industria. Questo non è divulgare informazioni, questo è legittimare il guadagno di pochi e la sofferenza di moltissimi. Le persone che decidono di agire per il pianeta in prima persona possono fare tantissimo. Organizziamoci! Il momento è adesso.

Mi chiamo Silvia, sono di professione una traduttrice in campo tecnico-scientifico. Sono cresciuta in ambienti fortemente politicizzati (sinistra radicale) che hanno saputo interpretare e affiancare le lotte delle classi oppresse in ottica interdisciplinare, intersezionale e internazionale. L’antispecismo è un movimento eminentemente politico che riconosce i nessi inscindibili tra specismo, capitalismo, colonialismo, patriarcato e abilismo. È un movimento di liberazione che si pone come complice e alleato della resistenza animale, anch’essa entrata nella storia. Il Food & Science è la dimostrazione eclatante di come i movimenti di liberazione quasi sempre abbiano preceduto e precedano la scienza: donne, classi povere, razzializzate ed emarginate, comunità LGBTQI hanno dovuto condurre dure lotte contro il diritto del più forte legittimato da autorevoli comunità scientifiche, da una “scienza” che si è aggiornata quindi non attraverso un autonomo processo interno ma dietro le spinte di movimenti che mettevano e mettono in luce l’ideologia dominante spacciata per neutra, come neutra e imprescindibile viene rappresentata l’ideologia zootecnica al Food & Science di Mantova. La naturalizzazione dell’oppressione è stata e continua a essere uno degli argomenti piú convincenti per la perpetuazione degli altari sacrificali. Come le mie antenate, credo nella disobbedienza civile e nelle azioni dirette, nei momenti in cui è il potere economico o diversamente declinato a dettare la politica e non viceversa.

Mi chiamo Geo, ho 24 anni e vengo dalla Sicilia. Dal 2018 studio all’Accademia di Belle Arti di Palermo, Pittura. Ho conseguito la laurea triennale nel febbraio 2022 con 110 e lode con una tesi sull’estetica delle manifestazioni e adesso sto per terminare il percorso di studi portando avanti una tesi sull’arte antispecista. Oltre a cimentarmi nell’attività artistica, svolgo volontariato nei rifugi di animali liberi in Italia e sono un’attivista per i diritti degli animali e per la salvaguardia del pianeta. Il mio percorso di attivismo inizia nel 2019 quando in tutto il mondo milioni di studenti e studentesse hanno occupato le piazze per chiedere giustizia climatica ai governi del mondo. Dopo numerose manifestazioni nell’estate di quell’anno con il gruppo che avevamo creato di Fridays For Future, il 27 settembre 2019 abbiamo organizzato una delle più grandi manifestazioni per il clima che la cittadina di Alcamo – luogo dove sono cresciuto, famoso per Cielo D’Alcamo e la vicenda di Franca Viola – abbia mai visto. 1500 studenti e studentesse scioperavano da scuola, non per saltare le lezioni, ma per chiedere un futuro dignitoso. Quando ho iniziato ad approfondire il tema ambientale, ho iniziato a cambiare alimentazione: all’inizio ho smesso di comprare carne, essendo venuta a conoscenza del suo enorme impatto ambientale, dopodiché ho iniziato ad approcciarmi ad una alimentazione vegetariana e solo circa un anno dopo l’inizio del mio percorso di attivismo, nell’agosto del 2020, ho deciso di cambiare radicalmente il mio modo non solo di mangiare e nutrirmi, ma anche il modo in cui vedevo il mondo. Ho perciò iniziato a vedere il mondo non solo con i miei occhi ma anche con quelli di chi purtroppo viene visto come oggetto, cibo. Il sistema di produzione alimentare attuale è prevalentemente dominato dalle grandi multinazionali della carne e dei derivati animali che traggono profitto dai corpi degli animali stessi. Secondo i dati della FAO si stima che al mondo vengano allevati ogni anno circa 80 miliardi di animali per circa 8 miliardi di persone. Questo dato è sconvolgente se pensiamo al fatto che solo nel 2021 più di 800 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame. Nonostante questo abbiamo le risorse necessarie per sfamare miliardi di animali. Bisogna tenere in considerazione che per ogni animale allevato bisogna utilizzare necessariamente risorse naturali tra cui acqua, cibo e suolo in cui coltivare mangimi e far pascolare gli animali. Tutto ciò riduce la biodiversità: secondo i dati di Our World in Data, infatti, la biomassa di tutti i mammiferi al mondo è composta per il 62% da animali (terrestri) allevati, per il 34% da esseri umani e solo per il 4% da animali selvatici. Rispetto alla biomassa dei volatili i dati sono ancora più preoccupanti,dato che si parla del 70% di uccelli allevati e solo il 30% di uccelli che definiamo selvatici. Rispetto agli animali marini l’immensità dei mari e dell’oceano rende questi dati più difficili da reperire. Ciò che sappiamo è che nel 2020 178 milioni di tonnellate di animali marini sono stati uccisi in pratiche ittiche e di acquacoltura, e che la sola pesca a strascico, oltre che a devastare interi fondali marini, è responsabile della stessa quantità di emissioni dell’intera industria aeronautica, la prima a livello di emissioni quando si tratta di mezzi di trasporto. Nonostante le conoscenze sull’enorme impatto ambientale e sulla salute umana del sistema alimentare attuale, spesso non si parla delle reali condizioni in cui gli animali coinvolti nei processi di produzione sono costretti a vivere. Gli allevamenti, intensivi o estensivi che siano, sono strutture di detenzione, e il problema di base non è il modo in cui vengono trattati gli animali, ma il fatto che vengono utilizzati per essere uccisi una volta condotti al macello. Noi non ci fermiamo. Continueremo a svolgere azioni di disobbedienza civile nonviolenta per ottenere giustizia per tutti gli animali e per il pianeta.

Sono Valeria, vengo da Brescia, sono una studentessa liceale e ho 15 anni. Spesso non dico la mia età perché so essere una cosa insolita: chi decide di attivarsi politicamente spesso non rientra in questa fascia d’età, ma mi piace essere un’eccezione. Fin da piccola ho iniziato a interessarmi di tematiche relative all’ecosistema in cui viviamo, e ho sempre avuto una sensibilità nei confronti delle altre specie animali oppresse da noi umani, pensando che come scopo di vita sarei andata in africa a salvare i gorilla. Col tempo ho intensificato la mia sensibilità schierandomi apertamente su determinate questioni, fino a quando ho scoperto la più grande delle questioni normalizzata in questo sistema: l’impatto che la zootecnia ha sulle vittime che miete per un’alimentazione umana che non è salutare e che sta portando il pianeta al collasso. Ho iniziato quindi a scoprire la strada dell’attivismo a partire da Fridays For Future quando ancora ero in prima media, e successivamente ho unito la causa antispecista per la liberazione animale all’attivismo climatico e ho conosciuto Ribellione Animale. Ai miei occhi era quindi istantaneamente palese che la crisi climatica ed ecologica non potesse scindere da quella antispecista e che il collegamento con la zootecnia non potesse essere omesso. Da allora mi sono dedicata assiduamente a questa causa. Quella che portiamo tramite le nostre azioni è un’urgenza, che tutte noi sentiamo e che cerchiamo di trasmettere a chi ancora non la vede. Lo si può fare in diversi modi, e infrangere alcune norme giuridiche nel nome della nonviolenza per veicolare un messaggio, assieme a tutta la teoria e prassi della disobbedienza civile nonviolenta, credo possa essere il metodo più utile e veloce per arrivare ai veritici, come in questo caso noi che ci rivolgiamo a voi. Se è vero che “i giovani hanno nelle proprie mani il futuro” e se le classiche frasi “largo ai giovani” non sono vuote di significato, allora quello che vorremmo è che i giovani venissero ascoltati per davvero, d’altronde il mio futuro dipende dalle scelte politiche di persone che troppo spesso pensano solo al profitto e difendere il futuro del piante e delle altre specie e quindi conseguentemente, uscendo dall’ottica antropocentrica – anche il mio – , è necessariamente una mia priorità.

Mi chiamo Sara, ho 19 anni e ho frequentato l’istituto tecnico agrario. Ho scelto questa strada perché volevo avvicinarmi alla natura e agli animali, ma una volta iniziate le materie d’indirizzo ingenuamente ho capito che era tutto il contrario di ciò che pensavo. Paradossalmente grazie a questo percorso, mi sono avvicinata alla causa antispecista in quanto il mondo agrario è prevalentemente basato sullo sfruttamento. Ma esistono altre realtà come i rifugi in cui gli animali non vengono usati come oggetti da cui trarre profitto e possono vivere tutta la loro vita in libertà. Per me, cittadina di questa città, una delle più impattanti a livello di allevamenti in Italia, sarebbe molto importante vedere un cambiamento reale.

 

Cosa vi chiediamo, quindi, Sindaco e Giunta?

Che Mantova non sia la casa di un grande evento di questo tipo, che effettua greenwashing, ovvero cerca di convincere i consumatori di quanto bene facciano al pianeta (!) le aziende che lo finanziano.

Non vi vogliamo chiedere di non ospitare Food & Science a Mantova, ma vogliamo e possiamo chiedervi di rendere Food & Science scevro di conflitti di interesse.

Inalca, Levoni, Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Granarolo non possono essere partner e sponsor di Food & Science perché contribuiscono al cambiamento climatico e portano avanti un paradigma di oppressione animale a cui la società nel suo complesso comincia ad opporsi. Vi chiediamo, tramite l’importante ruolo di partner istituzionale che il Comune di Mantova ricopre, di costruire un Festival migliore, privo di questi nomi e di nomi simili indissolubilmente legati allo sfruttamento animale e inequivocabilmente dannosi per il pianeta.

Tutte le volte che investigazioni hanno messo in luce le violenze messe in atto sistematicamente all’interno di allevamenti che producono per i grandi marchi citati, le aziende hanno reagito con denunce e procedimenti legali. Per questo è difficile oggi esporsi, fare nomi, individuare chiaramente i nemici.

Noi, però, non abbiamo dubbi in merito. Sappiamo che stare dalla parte giusta della storia comporta sempre dei rischi. Fino a ora ce li siamo assunti tutti e vogliamo continuare a farlo.

Chiediamo un incontro con voi, con il Sindaco Mattia Palazzi e con chi riterrete possa confrontarsi con noi, per discutere dei prossimi passi in merito.

Insieme, perché la città è di tutte e tutti, non solo delle multinazionali dello sfruttamento animale.

Confidiamo possiate accogliere la nostra richiesta e programmare un incontro con noi, compresi quelli di noi che hanno ricevuto dalla Questura di Mantova un foglio di via che ci impedisce di recarci in città. Vi chiediamo di derogare a questo divieto per incontrarci, dando in questo modo un forte segnale politico di ascolto delle istanze di chi si batte per un mondo migliore e spesso viene criminalizzato dalla giustizia italiana.

Grazie,

Eleonora Bocchi

Lorenzo Masini

Silvia Molé

Geo Adragna

Valeria Bosio

Sara Iarrusso

 

 

Condividono e sottoscrivono la richiesta delle attiviste: Ribellione Animale, Lav Mantova, Scientist Rebellion Italia, Non Una di Meno Mantova, Ultima Generazione, Fridays For Future Mantova, Arci Casbah Pegognaga, Vitadacani, Rete dei Santuari di animali liberi in Italia, (Alma Libre, Capra Libera Tutti, Casa Rifugio di Versi e voci, Fattoria Capre e Cavoli, Fattoria La Capra Campa, Fattoria Irma, Gli amici di Nestore, L’Arca di Natalia, La casa selvatica, La fattoria di Nonno Peppino, La Tana del Bianconiglio, Nelloporcello, Oasi Be Happy, Oasi Fortuna, Oasi Santa Giuliana, Ohana Animal Rescue Family , Porcikomodi, Progetto Cuori Liberi, Rifugio Chico Mendes, Rifugio di Mikipig, Rifugio Futura, Rifugio Hope, Santuario Palle di Lana, Serafino ed i suoi amici), Intersexioni, Agripunk Onlus, Cronache Ribelli, Restiamo Animali, Collettivo di Scienze, studenti di discipline scientifiche dell’Università di Firenze, Collettivo Seminanti, Parte in Causa – Antispecismo Radicale, AsoloAnimale, Csa Terrestra, Resistenza Animale , Sparta Riserva dell’Animalità, Mantova per la pace, Movimento Nonviolento Mantova, Love My Way, Extinction Rebellion Reggio Emilia, LottAntispecista Ippoasi, Infraspecie, Arci Persichello Cremona, Collettivə Ludovica, A4, Arci Papacqua Mantova, Extinction Rebellion Brescia, Collettiva F.R.O.G., LAV Verona

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