Ribellione Animale – Prefettura di Torino piena di letame durante il G7

Ribellione Animale imbratta di letame sede della Prefettura di Torino durante il G7 per il clima: la zootecnia inquina, stop sussidi agli allevamenti! Nella mattina del 30 aprile, dopo aver subito pochi giorni prima una violentissima aggressione da parte dei lavoratori del circo Royal di Paolo Orfei, altre 4 attiviste di Ribellione Animale, movimento antispecista di disobbedienza civile, hanno compiuto una nuova azione diretta nonviolenta con del letame, usandolo per imbrattare il palazzo della prefettura di Torino. Le attiviste hanno poi aperto uno striscione recante la loro richiesta: “Stop sussidi pubblici agli allevamenti“. Mentre i sette signori del G7 si blindano nella reggia di Venaria, scortati e blindati da ingentissimi reparti di forze militari e di polizia (come prevenire altrimenti qualsiasi espressione di dissenso se non militarizzando per chilometri dal luogo di incontro?) per parlare di Clima, Ambiente ed Energia, non si può non notare subito il grande assente nei discorsi retorici delle autorità: l’industria zootecnica. Troppo scomoda per essere citata? Restano infatti ancora ignorate le soggettività animali che resistono ogni giorno alla violenza e all’assurdità di un sistema specista che oltre a essere crudele, riesce a mantenersi solo grazie a ingenti finanziamenti pubblici, derivanti dalle tasche delle persone contribuenti, che pagano quindi per l’industria responsabile della morte loro (è indubbio il contributo altissimo di emissioni climalteranti che questa industria produce assieme al suo smisurato spreco di risorse) e di miliardi di altri animali ogni anno. In una Torino militarizzata per ospitare l’ennesimo incontro dove alcuni dei capi di stato più potenti del mondo compiono performance di vuota retorica e greenwashing per la tutela del “business as usual“, i propri interessi economici, l’intento dell’azione delle attiviste è quello di mettere in luce lo sterminio animale operato dal reparto zootecnico, il dannoso impatto ambientale causato dagli allevamenti intensivi e dall’industria ittica, da sempre le grandi assenti nei summit sul clima, assieme allo spreco di suolo e risorse indispensabili al mantenimento degli ecosistemi che ci garantiscono la sopravvivenza sul pianeta. Più di 70 miliardi di animali di terra ogni anno vengono nutriti e uccisi con risorse che potrebbero soddisfare per tre volte la domanda alimentare umana. La filiera zootecnica italiana è impattante a tal punto che la Pianura Padana si classifica ogni anno da decenni come la zona più inquinata di tutta Europa. Proprio in quest’ultimo anno, Torino è risultata più volte una delle città europee con la peggior qualità dell’aria. L’inefficienza di questo modello alimentare privilegia il profitto di poche industrie a discapito non solo della vita degli animali, ma anche degli esseri umani. Chiamare “sostenibile” l’industria dell’allevamento è un paradosso se si vuole veramente attuare una politica di sicurezza alimentare e climatica in Italia e nel mondo poiché annualmente circa 800 milioni di persone soffrono la fame. L’Unione Europea ogni anno finanzia il settore zootecnico versando circa 30 miliardi di euro tramite i fondi pubblici della PAC (Politica Agricola Comune) incentivando attività devastanti per gli ecosistemi. L’azione di Ribellione Animale si inserisce nel contesto della campagna nazionale “Futuro Vegetale”, iniziata il 31 marzo 2023 con delle azioni coordinate all’interno di alcune catene della Grande Distribuzione Organizzata. Le attiviste chiedono al Governo Italiano una transizione del sistema alimentare attuale verso uno a base vegetale, l’immediato stop dei finanziamenti pubblici a favore degli allevamenti intensivi ed estensivi, e l’incentivo verso la riconversione vegetale delle aziende delle allevamento e della carne. “La zootecnia rappresenta la più grande minaccia alla biodiversità in Italia e sul Pianeta” racconta Geo, attivista di Ribellione Animale “eppure questo settore continua a ricevere miliardi di euro in sussidi pubblici, soldi provenienti dalle tasse dei cittadini. Io mi rifiuto di essere complice di questo sistema di produzione, mi rifiuto di stare a guardare mentre gli ecosistemi vengono devastati e la crisi climatica si abbatte sempre più violentemente sui nostri territori. Non posso credere, non voglio accettare che questo governo stia finanziando la nostra morte e quella degli ecosistemi che ci permettono di vivere.” E si tratta di un tema trattato scarsamente: “La luce dei riflettori mediatici è concentrata sulla questione energetica, ma le emissioni del sistema alimentare attuale sono sufficienti, da sole, a spingerci nel baratro del collasso climatico. È ora di agire.”

Attiviste nonviolente prese a calci e pugni dai circensi del circo “Royal” Orfei a Torino

Entrate nell’arena con lo striscione “Basta animali nei circhi” per una protesta nonviolenta, 5 attiviste sono state assalite e picchiate dai circensi prima davanti alla platea e dopo dietro le scene, tanto da essere finite al pronto soccorso. Guarda il video dell’aggressione Ieri, 28 aprile, all’inizio dello spettacolo pomeridiano “Africa – il regno animale” del circo Royal di Paolo Orfei tenuto al Parco della Pellerina a Torino, cinque attiviste di Ribellione Animale hanno intrapreso un’azione diretta nonviolenta per protestare contro l’uso degli animali nei circhi. Le attiviste sono entrate nell’arena reggendo uno striscione con scritto “Basta animali nei circhi”, sedendosi per terra incatenate tra loro per manifestare il loro dissenso in maniera nonviolenta. Al personale del circo presente sono bastati pochi secondi per raggiungere le attiviste e dare il via ad una escalation di violenza davanti all’intera platea – che peraltro comprendeva una moltitudine di bambini e bambine che hanno assistito alla scena – senza minimamente cercare il dialogo. I circensi si sono scaraventati contro le attiviste inermi trascinandole e strattonandole, per poi proseguire con violenti calci, pugni e schiaffi. Incuranti delle urla di paura e dolore delle attiviste, che non hanno mai reagito alla violenza e che ribadivano di essere nonviolente, hanno proseguito con numerosi sputi, insulti e ancora trascinamenti per metri, tirando alcune attiviste per i capelli e una per la gola, arrivando quasi a farle perdere i sensi. Il telefono con il quale le attiviste stavano filmando l’azione è stato afferrato, scaraventato per terra e frantumato; un attivista ha perso i propri occhiali da vista ormai distrutti a causa di calci e pugni sul volto e alla testa. Dopo essere state trascinate a forza dietro la scena, sono continuate le violenze fisiche e verbali, finché gli stessi circensi hanno poi chiamato le forze dell’ordine, quando ormai avevano sfogato sulle attiviste tutta la violenza e la brutalità che arbitrariamente avevano deciso meritassero. “Ho fatto male a chiamarla [la polizia], dovevo ammazzarvi di botte” – queste le parole che si sono sentite dire le attiviste, ormai sotto shock per la sproporzione e assurdità della reazione alla loro azione di protesta nonviolenta in difesa degli animali. Contusioni multiple, cervicalgia e 3 traumi cranici sono stati refertati alle attiviste nel pronto soccorso presso il quale si sono dovuti recare a causa dell’aggressione subita. Alcune delle ferite e contusioni riportate dalle attiviste Se con tanta facilità e autolegittimazione si sono sentiti in diritto di aggredire fisicamente delle attiviste sotto gli occhi della platea, cosa dobbiamo pensare del trattamento che i circensi riservano tutti i giorni agli animali non-umani prigionieri di un business crudele ed anacronistico? In Italia attualmente ci sono 54 circhi con animali non umani in tournée, per un totale di oltre 2000 individui non umani coinvolti. Sono invece già più di 50 i paesi nel mondo che hanno vietato l’uso degli animali nei circhi in diverse forme; solo in Europa, lo sfruttamento animale da parte delle strutture circensi è bandito in 17 paesi. Non solo, questo è l’ennesimo caso in cui le istituzioni politiche sono sempre di molti passi indietro rispetto alla coscienza delle persone: i risultati del sondaggio BVA-DOXA condotto nel settembre 2023 rileva che il 76% degli italiani è contrario all’uso di animali nei circhi. La richiesta delle attiviste è chiara: che il governo con una legge delega renda finalmente effettivo il comma 1 dell’articolo 2 della legge 106/2022, già approvata dal parlamento, abolendo qualsiasi forma di sfruttamento animale all’interno dei circhi. Tale legge fu proposta dalla LAV, dalla Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani (FNOVI), dalla Federazione Veterinari Europei (FVE) e dal gruppo animalista Eurogroup for Animals, che ha redatto un documento ufficiale firmato dai celebri e importanti etologi, veterinari, psicologi e ricercatori mondiali che si esprimono raccomandando una completa abolizione degli animali selvatici nei circhi. Il governo dovrebbe ascoltare l’opinione pubblica e quella della comunità scientifica anziché continuare a finanziare e permettere ad alcuni di lucrare su questi soprusi: il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano il 23 maggio 2023 ha staccato un assegno da 8,6 milioni di euro di soldi pubblici attraverso il Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo a favore delle attività circensi, incluse quelle che sfruttano animali non umani. Il movimento chiede inoltre che tutti gli animali attualmente costretti ad esibirsi nei circhi italiani vengano liberati e reinseriti nel loro habitat naturale, ove possibile, oppure che vengano trasferiti in Santuari per animali esotici (e provvedendo a finanziare l’istituzione di nuove riserve di questo tipo), con spazi conformi alla loro etologia ed in grado di provvedere ai loro bisogni – evitando che siano destinati a forme alternative di sfruttamento a scopo di lucro come gli zoo (talvolta gestiti dagli stessi circensi). L’azione si inserisce all’interno della campagna “Kimba – Ruggiti di Libertà”, cominciata il 1 febbraio con un’azione di disobbedienza a Piazza del Popolo, nel cuore della capitale. La campagna di disobbedienza civile nasce e si ispira alla ribellione di Kimba, il leone scappato dal circo che lo teneva prigioniero lo scorso 11 novembre a Ladispoli. Costretto a esibirsi quasi ogni giorno per poi tornare in un’angusta gabbia, Kimba sceglie di fuggire dal regime di agonia e sfruttamento a cui è sottoposto. Non sono mancate, oltre ai diversi casi di ribellioni di altre prigioniere sparse nei circhi d’Italia, innumerevoli manifestazioni contro l’impiego di altri animali nei circhi anche da parte di altri movimenti, come LAV e AnimalLiberaction proprio a Torino in tempi recentissimi. Sono infatti molteplici le realtà che si stanno mobilitando per mettere fine a questo abominio.Ancor più, dopo questa giornata, le azioni nonviolente in difesa degli animali rinchiusi nei circhi sono per noi una indiscussa priorità, avendo provato sulla nostra pelle la violenza gratuita e fuori controllo che queste persone mettono in atto senza remora alcuna. Le attiviste di Ribellione Animale mostrano i referti del pronto soccorso dopo l’aggressione subita.

IL 16 APRILE L’UDIENZA PER LA SORVEGLIANZA SPECIALE A LAURA ZORZINI, ATTIVISTA NONVIOLENTA DI RIBELLIONE ANIMALE

L’attuale clima di repressione del dissenso attraverso il Codice Antimafia Laura Zorzini è un’attivista del movimento antispecista Ribellione Animale di 29 anni, impegnata sin dall’adolescenza nella giustizia climatica e nella Liberazione animale. Ha sempre praticato Resistenza civile attraverso metodi esclusivamente nonviolenti. Lo scorso sabato 30 marzo, su richiesta del questore della città, la Digos si è recata presso la sua abitazione a Trieste per consegnarle la comunicazione di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza della durata di 2 anni perché dipinta come “dedita alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica”. Da parte del movimento, c’è la consapevolezza che questo episodio si inserisce all’interno di un quadro repressivo che ormai da anni ha iniziato a impugnare un provvedimento che proviene dal Codice Antimafia contro ogni forma di dissenso poco apprezzata dal questore di turno. La sorveglianza speciale, istituita nel periodo fascista da Mussolini nel 1931 e modificata poi nel 2011, si connota infatti come misura preventiva che ha una lunga tradizione di strumento repressivo verso chi muove critiche allo status quo. Mira infatti ad addomesticare (preventivamente! – anche da qui la sua incostituzionalità secondo molte giuriste, si vedano soprattutto le riflessioni promosse dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali o CEDU) ogni critica al sistema vigente in qualsiasi forma che, secondo il questore, potrebbe preludiare una condotta criminosa. In tempi recenti, con il caso di Marco Boba nel 2021, il tribunale di Torino – città che è un vero e proprio hub nell’applicazione di misure repressive, si pensi alle studenti ai domiciliari dopo i cortei studenteschi o alle condanne alle militanti No Tav, in particolare Giorgio Rossetti, anch’egli messo sotto sorveglianza speciale senza richiamo a un qualche reato in particolare ma per la sua lunga storia di militanza – sembra aver connotato la presunta pericolosità sociale dello scrittore come vero e proprio reato d’opinione: benché nel verdetto si faccia riferimento esclusivamente al suo impegno politico, la Procura inserisce tra i motivi atti a giustificare tale richiesta la quarta di copertina del suo romanzo pubblicato sei anni prima, nel 2015, “Io non sono come voi” e la sua partecipazione a Radio Blackout. Così Edgarda Maria Marcucci, detta Eddi, ricorda le parole pronunciate dalla pm Pedrotta a proposito della sua condotta “socialmente pericolosa”: «… e poi l’avete vista Marcucci, col suo passo marziale, quell’andatura aggressiva…». Ancora una volta, nessun reato in particolare da punire, ma un passato di militanza che la vede partecipe delle rivendicazioni dei gruppi NoTav, Non Una Di Meno e dal 2018 dell’Unità di protezione della donna (YPJ) in Rojava. E forse, ancor più grave nel suo caso, come suggerisce l’autrice nel citare il virgolettato sopra riportato, una gravissima infrazione di una regola non riportata esplicitamente da nessun codice penale ma non per questo meno ferrea: la legge patriarcale. Dalle militanti No Tav, alle solidali con le combattenti curde, fino ad arrivare alle disobbedienti civili nonviolente che militano per la Liberazione animale, è chiaro che la misura della sorveglianza speciale non mira a punire alcun crimine in particolare ma a sopire, in nome di una sicurezza pubblica che è invece sempre più controllo poliziesco, ogni conflitto frontale con le istituzioni per un cambiamento significativo nella società.

SORVEGLIANZA SPECIALE A LAURA ZORZINI, ATTIVISTA NONVIOLENTA DI RIBELLIONE ANIMALE

Al centro, sulla destra, Laura Zorzini, attivista nonviolenta di Ribellione Animale.

Al centro, sulla destra, Laura Zorzini, attivista nonviolenta di Ribellione Animale. Richiesta la sorveglianza speciale per Laura, attivista di Ribellione Animale che pratica da anni disobbedienza civile nonviolenta in difesa del clima e degli animali non umani. Udienza e presidio di solidarietà martedì 16 aprile alle ore 9.00 di mattina presso il tribunale di Trieste. Laura Zorzini è un’attivista del movimento antispecista Ribellione Animale. Ha 29 anni e sin dall’adolescenza è in prima linea per la giustizia climatica e per la Liberazione animale. Ha sempre praticato Resistenza civile attraverso metodi esclusivamente nonviolenti.  Lo scorso sabato 30 marzo, su richiesta del questore della città, la Digos si è recata presso la sua abitazione a Trieste per consegnarle la comunicazione di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza della durata di 2 anni. Laura è quindi considerata una criminale dallo stato italiano, a tal punto da dover ricorrere al Codice Antimafia per impedire che possa continuare a battersi per i diritti degli animali amplificando la voce di tutti i miliardi di individui rinchiusi negli allevamenti, seviziati nei circhi e negli zoo, sgozzati nei mattatoi. La notizia arriva in un contesto di repressione di ogni manifestazione del dissenso sempre più severa e iniqua da parte del Governo in carica. Una persona comune che si batte per il riconoscimento della dignità di ogni vita e porta avanti istanze costruttive rivolte alle istituzioni viene dipinta come “dedita alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica”. La sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, misura cautelare la cui legittimità costituzionale è stata e continua a venire messa in discussione da numerose giuriste autorevoli, è prevista dal Codice Antimafia per limitare la libertà personale dei “soggetti pericolosi con tenace propensione delittuosa”. Questo strumento preventivo comporta l’impossibilità di allontanarsi dalla propria dimora o dal proprio Comune di residenza, un coprifuoco notturno e/o diurno, l’obbligo di firma e il divieto di riunione in luogo pubblico. Tradotto nella realtà quotidiana, significa che, una volta convalidato il provvedimento, Laura non potrà più nemmeno incontrare i propri cari al parco e i suoi spostamenti, estremamente circoscritti, sarebbero costantemente controllati dalle forze dell’ordine. La sproporzione e l’assurdità della misura cautelare risultano ancora più evidenti mettendo in luce l’episodio da cui è scaturito l’avviso orale del questore: la pubblicazione sul profilo Instagram di Ribellione Animale di “video e foto nelle quali era intenta ad effettuare delle scritte con dei gessetti colorati sul selciato prospiciente l’ingresso del Municipio di Trieste, al fine di manifestare il suo dissenso nei confronti dell’uccisione degli animali a fini alimentari” (testuale citazione dagli atti processuali). Di fronte all’accanimento repressivo nei suoi confronti, Laura Zorzini dichiara:“Ho gli occhi pieni di orrore davanti alle immagini di animali morti, torturati, terrorizzati, traumatizzati da sofferenze atroci mentre giacciono prigionieri della nostra crudeltà e cupidigia, al freddo, dentro le gabbie degli allevamenti, appesi a testa in giù ai ganci dei macelli con il sangue che gocciola mentre esalano il loro ultimo respiro. Vedo gli spasmi d’angoscia delle madri a cui vengono strappati i cuccioli, mi scendono le lacrime mentre i figli si lacerano le gole chiamando incessantemente la protezione, il calore e il latte materni; famiglie dilaniate e smembrate in pezzi di carne da vendere al supermercato. Sono stata di recente davanti a un mattatoio: arrivavano i camion carichi di agnellini terrorizzati e uscivano celle frigorifere intrise della nostra brutalità. Credo che ciascuna di noi dovrebbe sentire l’odore acre di morte nelle proprie narici per poter risvegliare la propria coscienza e decidere di non essere più complice di un sistema specista basato sul predominio e sullo sfruttamento. Ho un rapporto intimo con il dolore, pervade il mio corpo che scelgo di far diventare uno strumento per denunciare le atrocità e l’ingiustizia del mondo che mi circonda. Sono qui per tracciare una linea netta in difesa della dignità e della vita degli animali non umani e per invitare tutte noi a riconoscere come abominevole e spaventosa la facilità con cui usiamo la violenza sulle altre specie, ergendoci a padroni del sangue che scorre nelle vene di corpi che non ci appartengono.” Martedì 16 aprile alle ore 9.00 si terrà l’udienza presso il tribunale di Trieste, il quale accoglierà o respingerà la richiesta della sorveglianza speciale. In concomitanza, Ribellione Animale ha organizzato un presidio di solidarietà al quale è invitata a partecipare tutta la cittadinanza.

Azione Diretta non violenta durante le messe di Pasqua

Azioni dirette nonviolente durante le messe di Pasqua: Ribellione Animale interviene nelle chiese per parlare del massacro degli agnelli. Nelle città di Trieste, Milano e Palermo, le attiviste antispeciste prendono parola per portare un messaggio di amore e Liberazione, denunciando la sofferenza e le 376.000 morti di agnelli che avvengono in Italia solamente nel periodo di Pasqua all’unico scopo di riempire i piatti. Le persone hanno preso parola nelle chiese prima dell’inizio delle funzioni liturgiche, hanno esposto cartelli ed immagini dentro e fuori dai luoghi di culto ed hanno fatto volantinaggio portando il loro messaggio di Liberazione e convivenza pacifica con tutte le specie. Dialogo tra Massimiliano Fedriga Presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, e un’attivista di Ribellione Animale nella chiesa di Sant’Antonio Durante la festività che dovrebbe essere il sommo compimento della Compassione cristiana, l’allarme di Ribellione Animale parla esattamente del rispetto e dell’amore per la vita: “OGNI CREATURA NASCE SACRA”. La celebrazione della Resurrezione dell’Agnello di Dio stride con la morte che ci circonda e con i cadaveri che finiscono sulle tavole domenicali. Ogni creatura nasce sacra.  Come contraltare all’abominio ed allo sfruttamento compiuto ai danni degli animali, le attiviste di Ribellione Animale portano nei discorsi e nei cartelloni la storia di Utopia, un’agnellina di appena un mese salvata dal mattatoio di ovini più grande d’Europa, I.L.C.O., ad Acquapendente in provincia di Viterbo.  Utopia, agnellina salvata dal macello pochi giorni prima di Pasqua Utopia è stata salvata da volontarie del Rifugio Hope, un santuario per animali liberi. Il gruppo ha documentato l’arrivo dei camion carichi di agnelli, tenuti in condizioni raccapriccianti e costretti a varcare i cancelli del mattatoio dopo lunghissimi viaggi, senza poterne più uscire se non morti, smembrati ed impacchettati; in modo che le parti dei loro corpi possano ricevere un prezzo ed essere vendute, lucrando sulla sofferenza e lo sfruttamento della vita.  Prima di andarsene, le volontarie del Rifugio Hope hanno avuto la facoltà di dialogare con la struttura, insistendo per farsi cedere uno tra i più di 300.000 agnelli che verranno macellati questa Pasqua. Un operatore del mattatoio ha accettato la loro richiesta, è entrato nelle stalle e tra tutti gli agnellini in attesa di essere uccisi, ha scelto una piccola di appena un mese e gliel’ha portata. Ora vive felice e Libera presso il Rifugio Hope. Le attiviste hanno voluto chiamarla Utopia.  Attiviste di Ribelione animale al centro storico di Palermo Attiviste di Ribellione Animale davanti alla Cattedrale di Palermo Gli allevamenti intensivi, l’industria ittica e l’intero reparto zootecnico, oltre ad essere artefici del trattamento violento ed oppressivo nei confronti dei non umani, sono causa di un dannoso impatto ambientale, dell’impoverimento del suolo e delle risorse indispensabili al mantenimento degli ecosistemi e della biodiversità. Più di 70 miliardi di animali di terra ogni anno vengono nutriti e uccisi con risorse che potrebbero soddisfare per tre volte la domanda alimentare umana.  Attivista di Ribellione Animale davanti alla basilica di San Magno di Legnano. L’inefficienza di questo modello alimentare privilegia il profitto di poche industrie a discapito non solo della vita degli animali, ma anche degli esseri umani. Chiamare “sostenibile” o anche “etica” l’industria dell’allevamento è un paradosso se si vuole veramente attuare una politica di sicurezza alimentare e climatica in Italia e nel mondo poiché annualmente circa 800 milioni di persone soffrono la fame. L’Unione Europea ogni anno finanzia il settore zootecnico versando circa 30 miliardi di euro tramite i fondi pubblici della PAC (Politica Agricola Comune) incentivando attività devastanti per gli ecosistemi.  Le azioni di Ribellione Animale si inseriscono nel contesto della campagna nazionale “Futuro Vegetale” che chiede al Governo Italiano una transizione del sistema alimentare attuale verso uno a base vegetale, alla luce del significativo impatto climatico ed ecologico che ha l’industria zootecnica in Italia e nel mondo. Ribellione Animale chiede l’immediato stop dei sussidi pubblici agli allevamenti, e la sospensione dell’apertura e dell’ampliamento di nuovi mattatoi e allevamenti, in modo tale da redistribuire i sussidi destinati all’industria zootecnica alla transizione agroecologica delle aziende italiane.  Per approfondire oggi domenica 31 marzo alle ore 20.30 si terrà una presentazione online del movimento.  Il link alla chiamata Zoom è reperibile tramite i canali social e il sito di Ribellione Animale.  Contatti intervistabili:  Valeria +39 3395605661  Laura +39 3489226306  Geo +39 3299719842

Azione Diretta non violenta ai Musei Capitolini

Azione diretta nonviolenta ai Musei Capitolini.Attivista di Ribellione Animale si denuda davanti la statua della Lupamentre due ricoprono di ragnatele finte e si incollanodavanti alla statua equestre di Marco Aurelio:“Basta animali nei circhi” Nella mattina di giovedì 8 febbraio, tre attiviste di Ribellione Animale hanno scelto due statue dei Musei Capitolini come veicoli del loro messaggio tramite un’azione diretta nonviolenta. Un’attivista si è denudata davanti alla statua della Lupa Capitolina, mentre altre due, dopo aver lanciato sulla statua di Marco Aurelio a cavallo con delle ragnatele finte di colore viola, si sono attaccate al pavimento davanti ad essa. Sulle magliette gli slogan: “Basta animali nei circhi” e “Ribellione Animale Futuro Vegetale”. L’azione si inserisce all’interno della Campagna Kimba – Ruggiti di libertà, cominciata il 1 febbraio con un’azione di disobbedienza a Piazza del Popolo, nel cuore della capitale. La Campagna di disobbedienza civile nasce e si ispira dalla Ribellione di Kimba, il leone scappato dal circo che lo teneva prigioniero lo scorso 11 novembre a Ladispoli. Costretto a esibirsi quasi ogni giorno per poi tornare in un’angusta gabbia, Kimba sceglie di fuggire dal regime di agonia e sfruttamento a cui è sottoposto. La fuga di Kimba è quindi un atto di Ribellione, di Resistenza e di autodeterminazione dal quale, come esseri umani, abbiamo tutto da imparare. Attraverso le azioni dirette nonviolente della Campagna, il movimento Ribellione Animale vuole ottenere l’abolizione dell’utilizzo degli animali non umani nei circhi e la loro Liberazione. Come movimento di Resistenza civile nonviolenta, Ribellione Animale chiede al Governo italiano di porre fine allo sfruttamento degli animali nei circhi su tutto il territorio nazionale, emanando immediatamente un decreto legislativo che attui il comma 1 dell’articolo 2 della legge n.106/2022. La legge n.106 del 2022 è stata già approvata dal Parlamento ed è quindi in vigore, tuttavia il Governo non la sta rendendo effettiva, ma anzi continua a finanziare questi soprusi. Ribellione Animale chiede inoltre che tutti gli animali attualmente costretti ad esibirsi nei circhi italiani vengano liberati e reinseriti nel loro habitat naturale ove possibile, oppure che vengano trasferiti in Santuari per animali esotici, con spazi conformi alla loro etologia ed in grado di provvedere ai loro bisogni. La situazione nei circhi italiani è abominevole, gli animali sono costretti ad assumere comportamenti mai visti in natura, subendo maltrattamenti nocivi al benessere di qualsiasi essere vivente e degradanti per la loro dignità. Lo sfruttamento animale che avviene nei circhi è violento e opprimente. Tali pratiche non hanno alcun valore educativo o culturale, ma seguono solamente la logica specista di dominio e sfruttamento. I circhi italiani ogni anno ricevono pieno sostegno dal ministero della Cultura che finanzia le loro attività attraverso il Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo. Il ministro Gennaro Sangiuliano il 23 maggio 2023 ha staccato un assegno da 8,6 milioni di euro a favore delle attività circensi, incluse quelle che sfruttano animali non umani. In Italia attualmente ci sono 54 circhi con animali non umani in tournée, per un totale di 2000 animali esotici coinvolti. Sono invece già più di 50 i paesi nel mondo che hanno vietato l’uso degli animali nei circhi in diverse forme; solo in Europa, lo sfruttamento animale da parte delle strutture circensi è bandito in 17 paesi.Maria Sofia, attivista di Ribellione Animale, dichiara: “Anche queste statue testimoniano lo sfruttamento animale. È assurdo indignarsi perché protestiamo senza rovinarle, ed allo stesso tempo non arrabbiarsi per la crudeltà che sono costretti a subire gli animali non umani nei circhi e negli allevamenti. Ce la prendiamo con dei monumenti non per danneggiarli, ma per mostrare come la celebrazione antropocentrica inscritta in essi è ancora accettata nel presente: ora come un tempo è considerato normale usare gli individui non umani per gli interessi della nostra specie, rendendoli prodotti di intrattenimento ed uccidendoli per un consumo alimentare violento, ingiusto ed insostenibile. La zootecnia è tra le principali responsabili della crisi ecoclimatica; continuando così non avremo neanche un futuro sul nostro pianeta. Chiediamo al governo lo stop ai sussidi pubblici agli allevamenti, e di attuare la legge n.106 del 2022 già esistente che rende illegali i circhi con animali, così da eliminare una violenza che dovrebbe rimanere impolverata e piena di ragnatele nella Storia.”

Basta animali nei circhi. Kimba – Ruggiti di libertà

Azione diretta nonviolenta a Piazza del Popolo. Ribellione Animale pittura con vernice rimovibile la Fontana dei Leoni di Piazza del Popolo a Roma:“Basta animali nei circhi” Nella mattina di giovedì 1 febbraio, due attiviste di Ribellione Animale, con un’azione di disobbedienza civile nonviolenta, hanno colorato i leoni sotto l’obelisco di Piazza del Popolo a Roma. Dopo aver versato vernice rimovibile sui leoni di marmo, le attiviste hanno steso uno striscione e si sono sedute sui gradini del monumento. Nei loro discorsi e sullo striscione la denuncia: “Basta animali nei circhi”. L’azione apre la Campagna Kimba – Ruggiti di libertà, campagna di disobbedienza civile nata ed ispirata dalla Ribellione di Kimba, il leone prigioniero scappato dal circo lo scorso 11 novembre a Ladispoli. Costretto a esibirsi quasi ogni giorno per poi tornare in un’angusta gabbia, Kimba sceglie di fuggire dal regime di agonia e sfruttamento a cui è sottoposto. La fuga di Kimba è quindi un atto di Ribellione, di Resistenza e di autodeterminazione dal quale, come esseri umani, abbiamo tutto da imparare. Attraverso le azioni dirette nonviolente, il movimento Ribellione Animale vuole ottenere l’abolizione dell’utilizzo degli animali non umani nei circhi e la loro Liberazione. La situazione nei circhi italiani è abominevole, gli animali sono costretti ad assumere comportamenti mai visti in natura, subendo maltrattamenti nocivi al benessere di qualsiasi essere vivente e degradanti per la loro dignità. Lo sfruttamento animale che avviene nei circhi è violento e opprimente. Tali pratiche non hanno alcun valore educativo o culturale, ma seguono solamente la logica specista di dominio e sfruttamento. I circhi italiani ogni anno ricevono pieno sostegno dal ministero della Cultura che finanzia le loro attività attraverso il Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo. Il ministro Gennaro Sangiuliano il 23 maggio 2023 ha staccato un assegno da 8,6 milioni di euro a sostegno delle attività circensi, incluse quelle che sfruttano animali non umani. In Italia attualmente ci sono 54 circhi con animali non umani in tournée, per un totale di 2000 animali esotici coinvolti. Sono invece già più di 50 i paesi nel mondo che hanno vietato l’uso degli animali nei circhi in diverse forme; solo in Europa, lo sfruttamento animale da parte delle strutture circensi è bandito in 17 paesi. Come movimento di Resistenza civile nonviolenta, Ribellione Animale chiede al Governo italiano di porre fine allo sfruttamento degli animali nei circhi su tutto il territorio nazionale, emanando immediatamente un decreto legislativo che attui il comma 1 dell’articolo 2 della legge n.106/2022. La legge n.106 del 2022 è stata già approvata dal Parlamento ed è quindi in vigore, ma il Governo non la sta rendendo effettiva, ma anzi continua a finanziare questi soprusi. Ribellione Animale chiede inoltre che tutti gli animali attualmente costretti ad esibirsi nei circhi italiani vengano liberati e reinseriti nel loro habitat naturale ove possibile, oppure che vengano trasferiti in Santuari per animali esotici, con spazi conformi alla loro etologia ed in grado di provvedere ai loro bisogni. Laura, attivista di Ribellione Animale, dichiara: “Sento il bisogno di riportare il focus su quanto spazio ci prendiamo da secoli come esseri umani senza alcun rispetto per gli abitanti di altre specie, considerandole asservite al nostro diletto, come nel caso delle attività circensi, uno strumento della nostra crescita economica sconfinata. Questo pensiero è riconducibile a un paradigma antropocentrico in cui l’uomo è misura di tutte le cose, sentendosi in diritto di uccidere e sfruttare ogni vita si trovi sulla propria strada. Oggi scendo in azione per mettere in luce come le attività circensi abbiano le mani macchiate di sangue nel perpetrare questo sistema di sfruttamento, in cui gli animali non umani vengono esposti come oggetti. Ho scelto di far divenire il mio corpo e la mia voce uno strumento per denunciare le atrocità racchiuse all’interno di questi tendoni. Sento fortemente che il mio senso etico si oppone all’idea di essere complice di tanta sofferenza. Sono qui per porre una linea netta in difesa della dignità e della vita che scorre nelle vene degli animali non umani e per invitare tutte noi a riconoscere come legittima e preziosa la compresenza di specie viventi, in un mondo che ci sta sottraendo umanità e rendendo ogni giorno corresponsabili del dolore e della morte di vite che non ci appartengono.”